Gli impianti dentali vengono sempre più utilizzati negli ultimi anni per sostituire i denti naturali venuti a mancare. Con l’avvento dell’uso del titanio e il miglioramento delle tecniche chirurgiche, la loro affidabilità è arrivata ad un punto tale da poter essere considerata migliore dei tradizionali ponti su elementi naturali. Gli impianti vengono oggi utilizzati per scopi diversi:
come sostegno per denti singoli o ponti fissi
come supporto per protesi complete (tipo Toronto)
come portatori di attacchi per protesi rimovibili, migliorando la stabilità della protesi ed il comfort per il paziente
Gli impianti che oggi sembrano avere maggior successo terapeutico sono i cosiddetti impianti “sommersi”. Si tratta di impianti posizionati in un osso, da cui sia stato estratto da almeno un mese l’elemento dentario, che vengono poi ricoperti completamente dalla gengiva e lasciati “osteointegrare” per 2-3 mesi. Solo dopo questo periodo si procederà alla scopertura dell’impianto e alla sua protesizzazione.
Un altro tipo di impianto molto in uso è quello “semi-sommerso”: nel momento in cui viene messo, si applica una “vite di guarigione”, che sarà l’unica parte visibile dell’impianto, e si attende l’integrazione sempre per 2-3 mesi.
In casi particolari si possono effettuare impianti cosiddetti “a carico immediato” ovvero che vengono, nella stessa seduta chirurgica o subito dopo, completati con elementi dentari provvisori.
In aree di grande valenza estetica si arriva a fare il cosiddetto impianto “post-estrattivo immediato” ovvero si provvede nella stessa seduta chirurgica a togliere l’elemento naturale compromesso, posizionare l’impianto nell'alveolo e completarlo con un dente provvisorio.
La durata (prognosi) degli impianti dentali è determinata da vari fattori:
sistemici (es. alcune patologie come diabete)
locali (es. quantità e qualità di osso e gengiva del sito da riabilitare, parafunzioni)
abitudini viziate (es. fumo)
dal livello di igiene orale, che deve sempre essere adeguato